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Il management finanziario è cattivo o è buono?

“Capito Massimo? La prossima volta spiegalo bene che gli indicatori di bilancio sono fondamentali anche in un’azienda Lean!”

La voce all’altro capo del telefono è quella di Francesco. Francesco è un amico. Ha appena assistito alla mia ultima conferenza online, nella quale riflettevo a voce alta sull’attenzione esclusiva dei manager finanziari (cui opponevo i “lean manager”) verso gli indicatori di bilancio.

Per esempio, riflettevo sulla propensione a sostituire le persone con le macchine. La ragione di questa propensione è duplice. In primo luogo, perché le macchine non vanno motivate, gestite, formate e non si ammalano. In secondo luogo perché – quasi sempre – l’obiettivo del management è legato soprattutto a un indicatore chiamato EBITDA. L’EBITDA è l’utile dell’azienda al netto di alcune voci, giudicate poco influenti sul lungo termine, come gli interessi, le tasse e gli ammortamenti. Nell’EBITDA, gli stipendi sono calcolati come costo, mentre gli ammortamenti delle macchine no. È un trucco facile: se sostituisci uomini con macchine, e il tuo obiettivo è sull’EBITDA, vinci sempre.

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LA MAGIA DEL LEAN THINKING E' NELL'ANALISI DEL PROBLEMA (tradotto da Michael Ballé)

“C’è un errore di percezione,” scrive Nate Furuta nel suo nuovo libro Welcome Problems, Find Success, “secondo il quale tutti in Toyota ‘capiscono subito,’ ossia che quando entriamo nel nostro ruolo, (che sia operatore di linea o vice presidente), siamo automaticamente impregnati della cultura Toyota e capaci di afferrare le filosofie Toyota, i concetti, gli strumenti e le tecniche. Non c’è nulla di più lontano dalla realtà. Ognuno, all’interno di Toyota, ha dovuto lavorare per sviluppare e sostenere una mentalità “problem finding/ kaizen”, ed è il management che deve assicurarsi che ciò accada, fornire il coaching, il mentoring, la motivazione e il sistema per portare avanti una tale mentalità”.

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Perché credo nel Lean Thinking (tradotto da Michael Ballé)

Ci attendono giorni burrascosi. Le forze del clima, che abbiamo risvegliato, si muovono lente e inesorabili, innescando catastrofi umane e naturali. Lo sappiamo. Ma non sappiamo cosa fare, quando – o come farlo.

Piuttosto che vivere con il timore di un treno impazzito che rischia di investirci da un momento all’altro, possiamo accettare che le circostanze attuali richiedono un adattamento, e quindi una sequenza di decisioni concrete, una dopo l’altra. Queste decisioni non saranno semplici: ci saranno degli arbitraggi da fare. Dovremo probabilmente scegliere tra opzioni sgradevoli, ma dovremo farlo. E farlo collettivamente.

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Talvolta i capi vengono per nuocere

Talvolta – più spesso di quanto vorremmo – abbiamo a che fare con un capo che disprezziamo. Lo troviamo meschino, interessato, e ci chiediamo come possa aver raggiunto una tale posizione di responsabilità.

C’è un sistema che non solo lo permette, ma lo facilita. E le idee fondamentali che ne assicurano il funzionamento sono sostanzialmente due: che l’azienda è un meccanismo piramidale, e che l’obiettivo è massimizzare il proprio potere nella piramide.

Esistono più risposte possibili a questa situazione, tutte provvisorie. Il segreto è affrontarle con consapevolezza. E la consapevolezza piena si ha a partire da due idee: che l’azienda è un organismo complesso, e che ha l’obiettivo perseguire valore per tutti. Questo, permette non solo di sentirci sereni, ma più degni. Questo, è lo spirito del Lean Thinking.

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Il paradosso dell'apprendimento (tradotto da Michael Ballé)

La padronanza di una qualsiasi competenza, richiede un allenamento deliberato che dura tutta la vita. Non ci sono scorciatoie: che si parli di cucinare, di sciare, di esercitare la leadership o (naturalmente) che si parli di Lean Thinking. Allenarsi vuol dire prendere per mano la propria mente (nello sport, anche il proprio corpo) ed esercitarla deliberatamente a qualcosa di difficile, ancora e ancora.

Qualsiasi disciplina è piena di problemi persistenti, problemi cui ogni praticante deve far fronte e, in qualche modo, gestire in contesti diversi. Ogni volta che il problema si manifesta, che sia in modo naturale o attraverso un esercizio deliberato, si ha l’occasione di praticare: fare ciò che conosciamo, e poi riflettere per approfondire quella stessa conoscenza. Se, ad esempio, si suona in una banda musicale, allora mantenere il proprio livello di competenza sarà sempre difficile. Infatti, questo si ridurrà ogni volta che si smette di suonare. Come pure, è sempre difficile ascoltare il resto della banda e trovare assieme il mood di un pezzo. Non importa quanto si diventa bravi, questi problemi rimarranno sempre: perché sono persistenti. Puoi gestirli meglio, ma non puoi mai risolverli completamente.

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